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Suicidio e adolescenza, segnali e fattori di rischio

Suicidio e adolescenza, segnali e fattori di rischio

Adolescenti e suicidio: cosa spinge i giovani a togliersi la vita e quando bisogna chiedere aiuto? Intervista al Dr. Orazio Palazzolo.
In questo articolo:

Il suicidio in adolescenza è un fenomeno molto spesso sottovalutato e di cui si parla poco. L’adolescenza è una fase della vita in cui ragazzi e ragazze si trovano ad affrontare una serie di trasformazioni fisiche e psicologiche che mettono in discussione il senso di identità e i valori sui quali questa si è costruita.
Il suicidio è un atto estremo e il pensiero di togliersi la vita può nascere laddove accanto ad una sofferenza psichica non vi siano dei forti legami affettiviche danno senso all’esistenza. Gli adulti tendono talvolta a sottovalutare la sofferenza che questi cambiamenti possono comportare e non sempre ci si rende conto della gravità della situazione.

Da un punto di vista statistico il suicidio degli adolescenti è un fenomeno piuttosto frequente. Secondo l’ultimo rapporto in tema di suicidi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suicidio in Italia rappresenta la seconda causa di morte più frequente negli uomini tra i 15 e i 29 anni, con un numero di vittime analogo a quello causato dai tumori (13% del totale) e inferiore solo a quello causato dagli incidenti stradali (35% del totale); per le donne della stessa età invece, la mortalità per suicidio si colloca al terzo posto nella graduatoria delle cause di decesso, con una proporzione analoga a quella delle malattie cardiovascolari (8% del totale) e preceduta soltanto dai decessi per tumori (26%) e per incidenti stradali (24%).

Insomma il rischio esiste, ma come si fa a valutare quando è il caso di chiedere aiuto? Abbiamo intervistato il Dr. Orazio Palazzolo, Specialista in Psichiatria e Psicoterapia, per avere il punto di vista di un esperto sul fenomeno del suicidio in adolescenza e su come aiutare i ragazzi in questa fase della vita.

Adolescenza e suicidio, quali sono i fattori che portano alcuni adolescenti a pensare di togliersi la vita?

Tutte le persone possono andare incontro ad episodi depressivi con idee di suicidio nel corso della loro vita. Nell’adolescente la ancora incompleta maturazione della personalità e la propensione ai comportamenti impulsivi aumenta il rischio di mettere in atto gesti autolesionistici. Spesso l’insicurezza e la dipendenza dal gruppo dei pari si manifesta con una ipersensibilità al rifiuto e all’emarginazione da parte del gruppo dei pari (vedi casi di bullismo e cyberbullismo) che può portare in alcuni casi a gesti estremi. A volte non esiste consapevolezza delle conseguenze di gesti autolesivi oppure a rischio, come se la vita fosse un videogioco nel quale dopo il “game over” basta premere il pulsante “start” per ricominciare.

Come mai gli adolescenti sono così vulnerabili?

La vulnerabilità degli adolescenti dipende sia da fattori biologici che psicologici, familiari e sociali. Durante tutto il periodo dell’adolescenza e fino oltre i venti anni, il cervello continua il proprio processo di maturazione con particolare riguardo alla corteccia della regione frontale che è quella coinvolta nell’attività razionale e di controllo delle spinte pulsionali; per tale motivo l’adolescente è più suscettibile di comportamenti sulla spinta dell'emotività a fronte di un ridotto controllo razionale degli impulsi. Equilibrate relazioni con le figure genitoriali, familiari e sociali in senso lato possono favorire un adeguato sviluppo della personalità favorendo la maturazione e la crescita pur con gli elementi conflittuali che inevitabilmente si presentano.

Quali sono i comportamenti e/o gli atteggiamenti a cui il genitore deve prestare particolarmente attenzione?

La Depressione nell’adolescente tende a presentarsi con caratteristiche atipiche rispetto all’adulto, proprio per le condizioni particolari che si verificano nell’adolescente. I sintomi possono manifestarsi come una chiusura rispetto al mondo esterno, anche rispetto ai coetanei, disinteresse verso attività che prima coinvolgevano il ragazzo; a volte il tratto peculiare può essere il nervosismo, l’irritabilità, i disturbi comportamentali con impulsività. In alcuni casi si verifica l’uso di sostanze (alcol, stupefacenti) utilizzate a scopo secondario “autoterapico” per ridurre l’angoscia legata alla condizione depressiva. In ogni caso si osserva un cambiamento notevole della personalità e dei comportamenti del ragazzo che spesso sono i genitori o gli insegnanti oppure gli amici a notare.

Che cosa può fare l’adulto per aiutare i più giovani ad attraversare questa fase in modo sano?

Il mondo degli adulti ha certamente molte possibilità e molte responsabilità nell’aiutare gli adolescenti nell’attraversamento di questa fase della loro vita riducendo i rischi ed aumentando i fattori protettivi. L’adolescente va supportato nell’affrontare e risolvere i problemi che nella vita si presentano, a gestire le emozioni e i conflitti, a migliorare l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità (quelle che gli anglosassoni chiamano “Life Skills”).

Va incoraggiato l’inserimento in gruppi dei pari con finalità positive (sport, musica, attività creative e socializzanti, volontariato, ecc.) e sensibilizzato rispetto al disvalore di certi comportamenti (bullismo, uso di alcol e sostanze stupefacenti, comportamenti a rischio in generale come l’uso compulsivo dei social networks) fornendo al contempo modelli identificativi positivi anche in ambito familiare, scolastico, sociale. Bisogna infine avere la capacità e l’autorevolezza di affrontare i conflitti inevitabili che si verificano quando si dicono dei “No” e si pongono dei limiti, perché l’adolescente nel suo percorso di crescita ha bisogno della supervisione e della protezione da parte degli adulti.

Leggi anche:
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Ultimo aggiornamento: 06 Febbraio 2018
6 minuti di lettura

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