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Spotting: che cos'è?

Spotting: che cos'è?

Dall'inglese "macchiare" lo spotting è un'anomalia, di solito fisiologica e inncoua, del ciclo mestruale. Le cause sono da ricercarsi in diversi fattori.
In questo articolo:

Con la parola “spotting” si fa riferimento alle piccole perdite ematiche che si manifestano al di fuori del ciclo mestruale. Tra una mestruazione e l’altra può capitare di avere delle perdite di sangue uterino, di colore diverso (marrone scuro) e di diversa consistenza di quelle a cadenza mensile.

Il termine “spotting” infatti significa “macchiarsi”. Queste perdite anomale non sono generalmente accompagnate dai classici dolori premestruali, come crampi addominali, tensione mammaria, emicrania o affaticamento generale del corpo.

E possono manifestarsi in momenti diversi del ciclo: durante l’ovulazione, ma anche poco prima delle mestruazioni. Nulla di preoccupante nella maggior parte dei casi: lo spotting è un normale fenomeno fisiologico. Ma può avere cause diverse, dunque per stare tranquille è bene riportare il fenomeno alla propria ginecologa o al proprio ginecologo di fiducia e indagarne assieme le cause.

Spotting, cos’è

Escluse con gli esami del caso (pap test ed ecografia transvaginale) alcune patologie a carico del corpo dell’utero, ovvero le patologie endometriali, nella cavità interna o vicino alla cavità, come polipi endometriali o fibromi intracervicali, dietro lo spotting possono esserci ragioni di natura ormonale, come un deficit nella produzione di progesterone, l’ormone che si forma nella seconda metà del ciclo mestruale fino alle mestruazioni.

Se la donna non ovula, il progesterone non viene prodotto. Una mancata ovulazione può essere legata alla presenza di cisti ovariche. Ma anche i contraccettivi di natura ormonale (pillola, cerotto, anello) possono provocare lo spotting come effetto collaterale dell’avvio del trattamento. Nelle prime settimane di assunzione dei contraccettivi ormonali le perdite marroni sono piuttosto comuni e possono essere considerate una normale risposta dell’organismo alla somministrazione costante di estrogeni e progestinici.

Normalmente il corpo si adatta alla nuova condizione e lo spotting non avviene più. Se le perdite dovessero invece persistere dopo i tre/quattro mesi dall’inizio dell’assunzione del contraccettivo è importante parlarne con il medico e valutare un eventuale cambio di dosaggio ormonale, che potrebbe non essere adeguato alla persona. Altro caso è invece lo spotting nelle prime settimane di gravidanza, che potrebbe essere legato all’impiantarsi dell’ovulo fecondato nell’utero.

In molti casi, infine, le perdite scure tra una mestruazione e l’altra possono essere il sintomo di un periodo di stress, ansia, disordini alimentari o abitudini negative che impattano anche sulla regolarità del ciclo. Lo stress, il fuso orario, la mancanza di sonno, ma anche i disturbi dell’alimentazione come anoressia e bulimia, obesità, influenzano la capacità di ovulare. In questi casi bisogna agire sui fattori esterni che provocano lo spotting per cercare di arginare le loro conseguenze sulla salute psicofisica della persona.

Se si tratta di brevi periodi di stress, le perdite col tempo spariranno. Se si manifestano però dopo la manopausa, possono essere un campanello d’allarme di patologie più gravi e da non sottovalutare. Dopo l’età fertile lo spotting non è un fenomeno fisiologico “normale” e temporaneo. Per escludere in quei casi tumori o lesioni importanti dell’utero bisogna dunque sottoporsi in caso di spotting agli esami diagnostici opportuni.

Ultimo aggiornamento: 19 Maggio 2020
4 minuti di lettura

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