Decluttering ovvero sbarazzarsi di tutto ciò che è superfluo. Negli ultimi anni numerosi esperti hanno sottolineato i benefici psicologici del decluttering. Gli psicologi della Mayo Clinic ricordano, ad esempio, che vivendo in un ambiente colmo di oggetti si ha la sensazione di non avere nulla della propria vita sotto controllo.
E l’ultima moda in fatto di decluttering arriva dagli Stati Uniti e impone di fare spazio – fisico e mentale – solo a ciò che è veramente importante attraverso il metodo 'konmari', che sta per Marie Kondo autrice del manuale 'Il magico potere del riordino', testo sacro del decluttering.
Ecco le regole da cui non si può prescindere:
Il segreto del successo della 30enne Marie Kondo, sta nel fatto che moltissime persone riversano sugli oggetti un investimento affettivo. Quando questo assume dei connotati patologici, che rientrano nel disturbo ossessivo-compulsivo, prende il nome di 'disturbo da accumulo', definito dal DSM V come “disturbo caratterizzato dalla difficoltà a buttare determinate cose, indipendentemente dal loro valore, espressione di un intenso bisogno di salvarle e di un forte disagio all’idea di separarsene”.
Si va dall’estremo di riempire la casa di montagne di cose accatastate, tale da rendere il transito nella casa possibile solo attraverso sentieri tra i cumuli di oggetti (chiamati sentieri di capra), a livelli di inferiore gravità o di differente tipologia (accumulo di animali). Ma al di là degli aspetti clinicamente rilevanti, l’investimento affettivo impedisce a moltissime persone di buttare via oggetti completamente inutili che ingombrano la casa.
Per questo delegare il compito a un operatore esterno risulta più facile, affettivamente è come delegare a personale specializzato la tumulazione della salma del compianto defunto.
Nella mia vita ho dovuto lavorare per settimane per ripulire alcune stanze dagli oggetti accumulati nei lustri dagli occupanti; alcune cose semplici da buttare, altre più emotivamente impegnative.
Il doverlo fare per forza, per questioni di praticità, mi ha reso gradualmente del tutto insensibile all’attaccamento verso gli oggetti. Tecnicamente mi sono desensibilizzato. Questo mi ha permesso un anno dopo –cosa prima devastante al solo pensarci- di vendere tutte le penne stilografiche regalatemi per la laurea, senza un solo ripensamento. Cosa ho fatto con quei soldi? Una Montblanc, che di sicuro un giorno venderò se non mi darà più gioia. Una cosa è certa: sono libero. E Marie Kondo sarebbe d’accordo.