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Percezione della salute in Italia: le differenze tra donne e uomini

Percezione della salute in Italia: le differenze tra donne e uomini

Rispetto agli uomini, le donne soffrono di più di patologie croniche e si sentono più vulnerabili di fronte alle malattie.

Qualità della vita e salute: le donne sembrano essere più vulnerabili degli uomini. È quanto emerge dall’ultima indagine Istat 2010. Le donne vivono in media più a lungo rispetto agli uomini (84,4 anni contro i 79,2 degli uomini), ma se si guarda alle condizioni di salute il dato si ribalta: solo il 67,2% delle donne italiane dichiara di essere in buona salute contro il 75,1% degli uomini.

E anche se si guarda all’Incidenza delle malattie croniche i dati confermano questa differenza di genere: soffre di malattie croniche il 23,7% delle donne contro il 16% degli uomini. In generale ciò che colpisce di questa indagine non è tanto l’Incidenza delle malattie ma il modo in cui le donne vivono la malattia e percepiscono le loro condizioni di salute.

Solo il 38% delle donne che soffrono di due o più patologie croniche, ad esempio, dichiara di sentirsi comunque in buona salute contro il 47,5 degli uomini. Insomma, a parità di condizioni, le donne si sentono comunque più fragili e più vulnerabili di fronte alle malattie. E iniziano a preoccuparsi sin dalla giovane età: a 14 anni il 95,7% dei ragazzi e delle ragazze dichiara di sentirsi in buona salute, ma se si guarda al range 15-17 anni conservano questa percezione positiva il 94,9% di maschi contro l’86,3% delle ragazze.

Man mano che l’età avanza la distanza tra i due sessi cresce e tra i 25 e 34 anni dice di stare bene il 91,1% degli uomini contro l’86,3% delle donne. Una differenza di percezione che raggiunge il 10% dopo i 65 anni. Ma perché le donne si sentono peggio rispetto agli uomini?

Di certo conta parecchio l’incidenza delle malattie croniche che colpiscono indubbiamente un numero maggiore di donne rispetto agli uomini (23,7% contro il 16% degli uomini). Le malattie più diffuse sono artrosi/artrite (17,%), ipertensione (15,9%), malattie allergiche (10,3%), osteoporosi (7,2%), bronchite cronica e Asma bronchiale (6,1%) e diabete (4,9%).

E le differenze di genere risultano evidenti anche se si guarda alle cause di mortalità: le donne si ammalano con maggiore frequenza di disturbi psichici e malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi e sono proprio queste malattie la terza causa di morte tra le donne, subito dopo le patologie cardiovascolari e il cancro, che rappresenta anche la seconda causa di morte nella popolazione maschile.

Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre 2016
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Giovanni A. Tommaselli
Dr. Giovanni A. Tommaselli
Specialista in Ginecologia e ostetricia

La percezione dello stato di salute sta acquisendo sempre più importanza sia nella valutazione dell’impatto che una determinata patologia ha sulla qualità di vita dei pazienti, sia nel determinare gli obiettivi terapeutici e per giudicare l’efficacia di un determinato trattamento.

Negli ultimi anni, infatti, il focus degli operatori sanitari si sta sempre più spostando dalla cura della malattia alla cura della persona, in particolare per quanto riguarda le malattie croniche. Il dialogo medico-paziente, sempre più diffuso ed ampio e mai troppo enfatizzato, consente di recepire le necessità del singolo paziente e le sue aspettative, in modo da poter disegnare una terapia sempre più su misura.

In questo contesto, il dato che le donne percepiscono un peggior stato di salute, può rappresentare sicuramente un dato negativo e probabilmente legato da un lato alle cicliche modificazioni della fisiologia femminile (menarca, pubertà, ciclicità mestruale, gravidanza, menopausa) che espone le donne a maggiori rischi di malattia rispetto agli uomini e dall’altro al ruolo da loro assunto nella moderna società che le vede impegnate su più fronti, con conseguente sovraccarico lavorativo. Dall’altro, però, questa maggiore 'preoccupazione' femminile può sicuramente rappresentare un vantaggio.

In primo luogo, perché innesca nelle donne il cosiddetto health seeking behaviour, ovvero la ricerca di comportamenti tesi al miglioramento (o alla conservazione) della propria salute tramite atteggiamenti salutari e seguendo programmi di screening (si pensi allo screening del cancro del seno tramite mammografia, a quello del collo dell’utero tramite pap-test e, del tutto recentemente, alla prevenzione dell’infezione da Papilloma Virus con il vaccino oggi disponibile). In secondo luogo, questo atteggiamento rende le donne più consapevoli del loro stato di salute e più facile identificare obiettivi di cura condivisi con il medico.

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