Un nuovo modo di diagnosticare la celiachia
Un nuovo iter diagnostico per la celiachia. L’ha presentato il Ministero della Salute che ha definito il protocollo insieme alle Regioni. Un provvedimento necessario a fronte dei numeri della celiachia nel nostro Paese: in Italia, infatti, si contano circa 170mila celiaci ma più di 400mila persone sono celiache senza saperlo e fanno i conti per anni con una sintomatologia confusa e non sempre definibile che contribuisce a ritardare la diagnosi.
Inoltre la celiachia spesso si associa a disturbi autoimmuni, come le malattie della tiroide oppure il diabete, e l’iter per giungere alla Diagnosi è spesso frammentato, come lo è il processo di monitoraggio della malattia.
E allora il nuovo accordo tra Stato e Regioni per la diagnosi e il follow-up della celiachia e sulla prevenzione delle complicanze ha l’obiettivo di rendere più uniforme ed efficace il percorso diagnostico, tenendo anche conto delle continue scoperte in ambito scientifico che contribuiscono a chiarire sempre più nettamente i contorni della patologia.
Cosa ci si aspetta da questo nuovo protocollo?
Il Ministero della Salute auspica di riuscire ad ottenere un maggior numero di diagnosi precoci e ridurre quello delle diagnosi sbagliate.
Che cosa prevede il nuovo iter?
In caso di sospetta celiachia si inizia con i test sierologici seguiti da una biopsia intestinale per gli adulti. Nei bambini invece si valuteranno i test sierologici insieme alla presenza di sintomi clinici. Verrà inoltre valutata la positività della Anticorpi antitransglutaminasi oltre 10 volte il limite superiore della norma e degli anticorpi anti endomisio.
Concludono il protocollo per la popolazione pediatrica il riscontro dei geni predisponenti HLA DQ2 e/o DQ8 e una risposta benefica da parte dell’organismo ad una dieta gluten free.
Fonte:
Ministero della Salute