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Pesche, l'emblema dell'estate

Pesche, l'emblema dell'estate

Ottime per la salute e il benessere, le pesche rinfrescano in estate e depurano l'organismo favorendo l'azione di diuresi.

Il pesco è una pianta della famiglia delle Rosacee, della specie Prunus Persica, originaria della Cina, ove era ritenuta simbolo dell’immortalità, mentre il 'fior di pesco' trovava le sue celebrazioni in tutte le manifestazioni dell’arte ad opera di poeti, pittori, cantanti.

Dalla Cina il pesco fu portato in Persia; lo storico romano Rutilio Tauro Emiliano Palladio tramanda nella sua opera che Alessandro Magno fu affascinato nel giardino del gran re Dario III dalla visione di tali stupendi alberi; la cui perfetta ambientazione in Persia è attestata ancora oggi dalla denominazione dialettale che in molte plaghe meridionali della nostra penisola, nel linguaggio dialettale, suona 'a perzica'.

L’epoca alessandrina, probabilmente ad opera dei Greci, ne favorì la diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo ed in Egitto tale coltura si diffuse lungo il corso del Nilo; la pesca divenne sacra ad Arpocrate, il dio del silenzio e dell’infanzia e non è un caso che ancora oggi le guance dei bimbi per la loro morbidezza e carnosità vengano paragonate alle pesche.

A Roma la coltura del pesco giunse nel 1° secolo dopo Cristo ed i Romani, richiamandosi alla provenienza di tale frutta, usavano chiamarla 'mala persica' e cioè 'mela persiana' .

Oggi la coltura delle pesche si è diffusa un po’ dovunque: dal bacino del Mediterraneo all’Asia, dall’America all’Australia, articolandosi in molteplici varietà, per classificare le quali è bene rifarsi ai due parametri fondamentali: 

  • la buccia, che può essere vellutata, nel caso delle pesche vere e proprie, oppure glabra, come nel caso delle pesche-noci;
  • la polpa, in base alla quale le pesche possono essere duracine, quando la polpa è molto aderente al nocciolo, spiccagnole, quando essa se ne stacca facilmente.

Tanto premesso, le varietà commerciali più facilmente reperibili sul mercato sono:

  • pesca gialla, succosa, profumata, con nocciolo facilmente staccabile o meno, pelle vellutata;
  • pesca bianca, così detta dalla polpa bianca e filamentosa, con nocciolo aderente o meno;
  • nettarina, detta anche pescanoce o nocepesca, dalla polpa sia gialla che bianca, dal nocciolo aderente o meno, ma sempre dalla pelle liscia e rossastra;
  • merendella, diffusa soprattutto in Calabria, caratterizzata da pelle liscia di colore bianco e verde e polpa aderente al nocciolo;
  • 'pesca saturnina', altrimenti detta 'pesca tabacchiera' o anche 'pesca platicarpa', di sapore intenso, diffusa specialmente in Sicilia;
  • pesca di Bidona, detta anche pesca montagnola.

E fra cotante e cotali dovizie menzione a parte merita a buon diritto la percoca, varietà di pesca a pasta gialla, rossa o dorata: i colori del sole, soda, profumata, dal sapore inimitabile, dalla polpa talmente compatta e 'spiccagnola' da rendere necessario l’ausilio del coltello per essere staccata dal nocciolo.

Matura alla fine dell’estate e per tal motivo è detta anche terzarola, della terza epoca, o anche tardiva, fra la fine di agosto e tutto ottobre: par che venga a salutare l’estate che se ne va.

È coltivata in Emilia Romagna ed in molte regioni del Sud come in Calabria, in Puglia, in Basilicata ma trova il suo tripudio in Campania ed in special modo nell’area flagrea ed in provincia di Salerno, nella Valle del Sarno ed a Siano.

Anzi il legame con quest’ultima regione è così radicato che sono state riconosciute come PAT, Prodotto Agroalimentare Tradizionale, nella categoria 'prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati', le quattro specialità in cui la percoca viene prodotta:

  • percoca puteolana
  • percoca terzarola, che matura in terza epoca, cioè alla fine dell’estate
  • percoca col pizzo, detta anche terzarola col pizzo
  • percoca giallona di Siano.

Pesche e percoche spesso arrivano nei supermercati ancora un po’ acerbe; per farle maturare è sufficiente tenerle per due o tre giorni a temperatura ambiente chiuse in un sacchetto di carta che ne eviti l’avvizzimento. Quando la polpa è morbida e fragrante, allora sono mature e quindi da mangiare; se proprio c’è necessità di conservarle ancora, si possono ancora tenerle in frigorifero per altri quattro o cinque giorni.

Nutrizionalmente parlando, sono frutti ottimi per la salute e il benessere poiché, a fronte di un apporto calorico molto contenuto, della mancanza di grassi, di colesterolo, di livelli di sodio molto bassi, vantano, in buona quantità, sali minerali, Vitamine A, B, E, K, C, quest’ultima presente in quantità maggiore, ed ancora potassio, ferro, calcio e fosforo.

Figurano inoltre l’acqua in larga abbondanza, gli Zuccheri semplici, ottimi per chi non ha problemi metabolici e facilmente assimilabili dal nostro Organismo, mentre gli acidi organici, fra cui l’acido tartarico, l’acido malico e l’acido citrico e vari altri ancora, fanno sentire la loro importanza.

Tali elementi contribuiscono tutti a caratterizzare le pesche come frutta rinfrescante, dissetante, che favoriscono l’azione di diuresi e la depurazione del nostro organismo, stimolano la funzionalità gastrica ed intestinale e, dulcis in fundo, nel caso di frutta essiccata, è apprezzabile anche l’azione blandamente lassativa.

Notevole è ancora la presenza di fibre ed in special modo di quelle insolubili, tali da conferire anche un indice di sazietà piuttosto elevato: le pesche sono pertanto indicate in veloci spuntini o a conclusione di un pasto poco saziante. Né ultimi per importanza, coerentemente con la teoria dei cinque colori, sono i Phytochemicals tipici degli ortaggi e frutta arancione: i beta-caroteni in elevata quantità.

Trattasi di composti organici elaborati dalle piante medesime allo scopo di assorbire energia solare e difendere se stesse dai raggi UV: tali molecole, che sono quindi sostanze naturali presenti nelle piante, assunte attraverso l’alimentazione insieme ad altri elementi naturali di frutta e verdura fresca, come acqua, vitamine, minerali e fibre, contribuiscono a mantenerci in forma senza il sussidio di integratori e nel contempo costituiscono un’autentica difesa dell’organismo contro varie patologie anche gravi.

Il beta – carotene infatti fa bene alla pelle e la protegge; i carotenoidi sono molto utili alla vista e rinforzano nel contempo le difese immunitarie; i flavonidi combattono i radicali liberi dell’ossigeno, aiutando a mantenere le cellule più giovani.

E, per concretezza di discorso, ecco qui di seguito le Tabelle dei Valori Nutrizionali, espresse per campioni di 100 grammi di prodotto, tratte dall'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione -  INRAN.

 

    Pesche con buccia Pesche senza buccia Pesche disidratate Pesche secche Pesche sciroppate
Parte edibile %  -  91  100  100  100
Acqua  g  -  90.7  3  25  81.1
Proteine  g  0.7  0.8  4.8  3.1  0.5
Lipidi  g tr 0.1  0.9  0.7  tr
Colesterolo    -  -  -  -  -
Carboidrati  g  5.8  6.1  88  68.3  14
Zuccheri  g  5.8  6.1  88  68.3  14
Fibra totale  g  1.9  1.6  3.5  2.8  0.9
Fibra solubile  g  0.78  0.87  -  -  -
Fibra insolubile  g  1.14  0.71  -  -  -
Energia  Kcal  25  27  357  275  55
Ferro  mg  -  0.4  3.5  6  0.2
Calcio  mg  -  8  62  48  3
Fosforo  mg  -  20  151  117 11
Sodio  mg  -  3  21 16
Potassio  mg  -  260  1229  950  110
Tiamina  mg  -  0.01  tr  0.01  0.01
Riboflavina  mg  -  0.03  0.1  0.19  0.01
Niacina  mg  -  0.5  7.8  5.3  0.6
Vitamina A  µg  -  27  500  390  13
Vitamina C  mg  -  4  14  18  5
Vitamina E  mg  -  -  -  -  -

La pesca, come si evince, è un tipo di frutta alquanto zuccherina che impone in generale una certa moderazione nel consumo; la notevole presenza di zuccheri inoltre la rende sconsigliabile a quanti abbiano problemi di diabete.

La buona presenza delle fibre inoltre potrebbe essere di controindicazione per chi necessita di diete prive di fibre. E dunque?! in rapporto alle proprie esigenze e possibilità, e sempre nella misura del QB previsto dalla Piramide Alimentare, auguriamo un buon consumo di pesca, in qualunque modo la si mangi: a morsi, sbucciata, da sola o in macedonia mista, come succo di frutta, marmellata o anche come dolce.

Ed in tema di pesche, il pensiero ritorna alla percoca: profumo, sapore, coesione della polpa al nocciolo la connotano come pesca gialla destinata all’agro-industria, ma essa non sfigura affatto come frutta da tavola, anzi!

Ed in molte plaghe della Campania c’è l’usanza molto diffusa di affogare la percoca tagliata a pezzettoni in un contenitore, possibilmente di ceramica, pieno di vino rosso o bianco e tenere il tutto in fresco, è la sangrìa: il vino alla frutta che si beve durante il pranzo per poi gustare i pezzettoni intrisi di vino, rimasti nel bicchiere.

Buona degustazione, dunque, di pesche e di percoche nelle loro varie forme o anche di percoche col vino, ma sempre nel rispetto della moderazione e nel più pieno rispetto alimentare e del gusto.

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Ultimo aggiornamento: 05 Dicembre 2016
9 minuti di lettura

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