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Tumore del colon-retto: familiarità e rischio di malattia, un supplemento di prudenza

La presenza di familiari già colpiti da tumore del colon-retto contribuisce ad aumentare il rischio di sviluppare la medesima malattia.

Fattori genetici - Familiarità - Che fare se si è a rischio - Dieta e prevenzione

La presenza di familiari già colpiti da tumore del colon-retto contribuisce ad aumentare il rischio di sviluppare la medesima malattia. Si chiama Familiarità ed è una semplice predisposizione, di per sé non si associa automaticamente al tumore. Il maggior rischio può essere contrastato con adeguate misure di prevenzione e con una sorveglianza più attenta e regolare.

       
  • Fattori genetici
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  • Che fare se si è a rischio
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  • Dieta e prevenzione

Fattori genetici

Il Tumore del colon-retto è ereditario nel 4-6% dei casi. Alcune malattie, che possono essere trasmesse per via ereditaria, predispongono infatti alla formazione di tumori intestinali. Tra queste, le poliposi adenomatose ereditarie (tra cui l'adenomatosi poliposa familiare o FAP, la sindrome di Gardner e quella di Turcot) e la cosiddetta carcinosi ereditaria del colon-retto (sindrome di Lynch).

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Familiarità

Con il termine “familiarità” s'intende l'aumento del rischio di sviluppare il tumore del colon-retto, dovuto alla presenza di familiari colpiti dalla medesima malattia.

E' una semplice predisposizione a sviluppare il tumore, che non è condizione di per sé sufficiente per ammalarsi: occorrono altri fattori ambientali e personali perché il tumore insorga davvero. Si riscontra la presenza di parenti di 1° grado (fratelli, sorelle, genitori, figli) nel 30-40% dei casi di tumore primitivo del colon-retto. In altre parole, il rischio di sviluppare per la prima volta un tumore è superiore se uno dei propri parenti stretti ne è stato a sua volta colpito.

La familiarità per carcinoma colico non è un concetto chiaro come quello dell'ereditarietà. Comunque, tanto più diretta è la parentela con un familiare affetto, più giovane la sua età alla diagnosi e maggiore è il numero di parenti affetti, tanto più elevato è il rischio per familiarità.

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Che fare se si è a rischio

Non vi sono linee-guida standardizzate per la prevenzione e la sorveglianza delle persone a rischio tumore per familiarità.

       
  • Alimentazione e stile di vita:        
             
    • Se una persona sa di essere a rischio elevato perché ha avuto parenti con questo tumore in uno o l'altro dei rami familiari, è opportuno che adotti una dieta con pochi grassi e poca carne e ricca di fibre, vegetali e frutta.
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  • Sorveglianza regolare        
             
    • Ricerca del sangue occulto nelle feci una volta l'anno. L'esame è in grado di identificare il 25% circa dei cancri del colon-retto. Se viene associata alla colonscopia, è in grado di individuare il 75 % dei tumori.
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    • Colonscopia (esame eseguito con fibra ottica) 10 anni prima dell'età che aveva il familiare al momento della diagnosi di tumore. Se la prima colonscopia ha esito negativo, i successivi controlli possono essere effettuati dopo 3-5 anni, a seconda della storia familiare.
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    • Esplorazione rettale una volta l'anno. È un esame poco praticato in Italia, ma molto utile per l'individuazione dei tumori del retto.
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Dieta e prevenzione

Tra i fattori legati allo stile di vita che possono, se scorretti, aumentare il rischio di sviluppare un tumore del colon-retto, l'alimentazione è senz'altro quello più studiato. Gli specialisti di prevenzione USA suggeriscono che si potrebbero evitare ben 250 mila nuovi casi di tumore nel mondo (concentrati soprattutto nell'emisfero settentrionale) soltanto aumentando l'apporto quotidiano di vitamina D3.

Ormai si sa che una dieta troppo ricca in grassi animali e proteine è certamente uno dei maggiori “indiziati”, perché sembra in grado di favorire la trasformazione maligna di eventuali polipi del Colon preesistenti (in altre parole una dieta sbagliata da sola non basta, ma può agire in modo sinergico con altri fattori di rischio per favorire lo sviluppo di un tumore primitivo).

Il consumo eccessivo di carni rosse, patatine fritte, cereali raffinati, dolciumi e alcolici sembra dunque avere un impatto negativo sulla probabilità di sviluppare una recidiva di tumore. E il dato, dicono gli esperti, si spiega: una dieta troppo ricca di questi nutrienti aumenta i livelli di insulina, di proteina C-reattiva e di leptina nel sangue, aumento che in genere si associa a un incremento nella crescita tumorale.

Al contrario, la dieta mediterranea, basata su un consumo prevalente di verdura e frutta, carni bianche e grassi insaturi, ha una dimostrata efficacia preventiva sia nei confronti del rischio di sviluppare una recidiva di tumore localizzata all'intestino. Il sovrappeso di per sé, invece, non sembra influenzare in alcun modo questo rischio.

 

Riferimenti bibliografici

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Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio 2013
5 minuti di lettura

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