Milano, 22 ago. (AdnKronos Salute) - Mangiare d'abitudine cibi grassi non è mai una buona idea, ma per chi non resiste a un peccato di gola abbinare la pietanza fat a una spremuta d'arancia potrebbe aiutare a limitare i danni. È una delle indicazioni che arrivano da uno studio presentato al Meeting 2016 dell'American Chemical Society (Acs), che si apre oggi a Philadelphia.
Secondo le conclusioni del lavoro, condotto sui topi da un gruppo di scienziati dell'Universidade Estadual Paulista (Unesp) brasiliana, gli agrumi nascondono virtù protettive contro i danni causati dall'obesità sul cuore e sul fegato, e rappresentano un possibile scudo anche contro il rischio di diabete associato ai chili di troppo. Il segreto di 'arance & Co' sta nei flavanoni, una famiglia di composti antiossidanti in grado di combattere i Radicali liberi effetto di un'Alimentazione ad alto tenore lipidico. "I nostri risultati - spiega Paula S. Ferreira, del gruppo di ricerca - indicano che in futuro potremmo utilizzare i flavanoni degli agrumi per prevenire o ritardare le malattie croniche provocate dall'obesità nell'uomo".
Esperidina, eriocitrina ed eriodictiolo: così si chiamano i potenziali alleati analizzati dagli autori. Resta ancora da capire se funzionano nell'uomo così come nei topi, e se sì quale sia il modo migliore di assumerli (in pillola, in spremuta o sotto forma di frutto mangiato 'in purezza'), ma la strada verso nuove strategie di prevenzione al profumo d'arancia o di limone sembra aperta.
Quando consumiamo una dieta troppo grassa, ricordano i ricercatori, i lipidi vengono accumulati nell'organismo. Le cellule grasse producono un eccesso di specie reattive dell'ossigeno che a loro volta possono determinare un danno cellulare. Come meccanismo di difesa il corpo cerca di contrastare questo attacco fabbricando molecole antiossidanti, ma in caso di obesità i radicali liberi vengono liberati in quantità troppo grandi per poter essere contenuti dai mezzi a disposizione dell'organismo. Studi precedenti avevano già dimostrato in vitro e in modelli animali geneticamente modificati il potere antiossidante dei flavanoni di arance, lime e limoni.
Per la prima volta, invece, la nuova ricerca ne ha osservato l'effetto su topi non ogm e alimentati con una dieta grassa. Per un mese i roditori (in tutto 50) sono stati sottoposti a dieta standard oppure a dieta ad alto contenuto lipidico, abbinata o meno all'assunzione di esperidina, eriocitrina o eriodictiolo. Rispetto all'alimentazione standard, la dieta 'fat' si traduceva in un aumento dei livelli di Tbars, un composto spia di danno cellulare, pari a un +80% nel Sangue e a un +57% nel fegato. Esperidina, eriocitrina o eriodictiolo sono riusciti a ridurre le concentrazioni epatiche di Tbars del 50%, 57% e 64% rispettivamente; con eriocitrina ed eriodictiolo i livelli ematici di Tbars sono scesi rispettivamente del 48% e 47%, mentre esperidina ed eriodictiolo hanno diminuito nel fegato l'accumulo di grasso e i danni prodotti.
"Non abbiamo rilevato una perdita di peso nei topi trattati - precisa Ferreira - Tuttavia, benché senza dimagrire, questi risultavano più sani e con livelli ridotti di stress ossidativo, danni epatici, glicemia e grassi nel sangue. La nostra ricerca - conclude la scienziata - indica infine che consumare agrumi probabilmente aiuta anche le persone non obese, ma a rischio di malattie cardiovascolari, insulino-resistenza e obesità addominale a causa di una dieta grassa". Lo studio è finanziato da Citrosuco, azienda di Matão, San Paolo, produttrice di succo d'arancia.
Secondo le conclusioni del lavoro, condotto sui topi da un gruppo di scienziati dell'Universidade Estadual Paulista (Unesp) brasiliana, gli agrumi nascondono virtù protettive contro i danni causati dall'obesità sul cuore e sul fegato, e rappresentano un possibile scudo anche contro il rischio di diabete associato ai chili di troppo. Il segreto di 'arance & Co' sta nei flavanoni, una famiglia di composti antiossidanti in grado di combattere i Radicali liberi effetto di un'Alimentazione ad alto tenore lipidico. "I nostri risultati - spiega Paula S. Ferreira, del gruppo di ricerca - indicano che in futuro potremmo utilizzare i flavanoni degli agrumi per prevenire o ritardare le malattie croniche provocate dall'obesità nell'uomo".
Esperidina, eriocitrina ed eriodictiolo: così si chiamano i potenziali alleati analizzati dagli autori. Resta ancora da capire se funzionano nell'uomo così come nei topi, e se sì quale sia il modo migliore di assumerli (in pillola, in spremuta o sotto forma di frutto mangiato 'in purezza'), ma la strada verso nuove strategie di prevenzione al profumo d'arancia o di limone sembra aperta.
Quando consumiamo una dieta troppo grassa, ricordano i ricercatori, i lipidi vengono accumulati nell'organismo. Le cellule grasse producono un eccesso di specie reattive dell'ossigeno che a loro volta possono determinare un danno cellulare. Come meccanismo di difesa il corpo cerca di contrastare questo attacco fabbricando molecole antiossidanti, ma in caso di obesità i radicali liberi vengono liberati in quantità troppo grandi per poter essere contenuti dai mezzi a disposizione dell'organismo. Studi precedenti avevano già dimostrato in vitro e in modelli animali geneticamente modificati il potere antiossidante dei flavanoni di arance, lime e limoni.
Per la prima volta, invece, la nuova ricerca ne ha osservato l'effetto su topi non ogm e alimentati con una dieta grassa. Per un mese i roditori (in tutto 50) sono stati sottoposti a dieta standard oppure a dieta ad alto contenuto lipidico, abbinata o meno all'assunzione di esperidina, eriocitrina o eriodictiolo. Rispetto all'alimentazione standard, la dieta 'fat' si traduceva in un aumento dei livelli di Tbars, un composto spia di danno cellulare, pari a un +80% nel Sangue e a un +57% nel fegato. Esperidina, eriocitrina o eriodictiolo sono riusciti a ridurre le concentrazioni epatiche di Tbars del 50%, 57% e 64% rispettivamente; con eriocitrina ed eriodictiolo i livelli ematici di Tbars sono scesi rispettivamente del 48% e 47%, mentre esperidina ed eriodictiolo hanno diminuito nel fegato l'accumulo di grasso e i danni prodotti.
"Non abbiamo rilevato una perdita di peso nei topi trattati - precisa Ferreira - Tuttavia, benché senza dimagrire, questi risultavano più sani e con livelli ridotti di stress ossidativo, danni epatici, glicemia e grassi nel sangue. La nostra ricerca - conclude la scienziata - indica infine che consumare agrumi probabilmente aiuta anche le persone non obese, ma a rischio di malattie cardiovascolari, insulino-resistenza e obesità addominale a causa di una dieta grassa". Lo studio è finanziato da Citrosuco, azienda di Matão, San Paolo, produttrice di succo d'arancia.
Ultimo aggiornamento: 22 Agosto 2016
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