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Variante indiana: dobbiamo preoccuparci?

Variante indiana: dobbiamo preoccuparci?

Potrebbe essere più pericolosa per contagiosità, letalità e resistenza ai vaccini, ma come fare per riconoscerla?
In questo articolo:

Dopo la variante inglese, a spaventare l’Italia e l’Europa ci pensa la nuova variante indiana del Covid-19, per la presenza di alcuni casi accertati.

I suoi effetti, ovvero se sia più pericolosa per contagiosità, letalità e resistenza ai vaccini, sono ancora in corso di valutazione. Dobbiamo preoccuparci?

Cosa sappiamo della variante indiana

Scoperta per la prima volta lo scorso 5 ottobre nello Stato di Maharashtra, parte centro-occidentale del Paese, quella indiana - identificata anche come B.1.617, è una variante la cui caratteristica principale è che presenta una duplice mutazione della stessa proteina – la L452R e la E484Q.

I ricercatori hanno associato alle due mutazioni una maggiore trasmissibilità in quanto agirebbero “in coppia”. Si è infatti osservato che la mutazione E484Q (presenta anche nella variante brasiliana e sudafricana) sarebbe in grado di sfuggire agli anticorpi, sia a quelli prodotti dal vaccino, sia a quelli generati da chi è guarito, e associata alla mutazione L452R (presente nella variante californiana) comporterebbe un potenziamento della sua contagiosità.

Secondo l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – la variante indiana è stata già sequenziata in almeno 17 Paesi in tutto il mondo, principalmente in India (dove rappresenta quasi il 40% dei nuovi casi totali), ma anche negli Stati Uniti, Regno Unito, Belgio, Svizzera, Grecia e Italia.

I sintomi della variante indiana

I segnali con cui si manifesterebbe l’infezione Covid-19 da variante indiana pare siano più impattanti sull'organismo.

Tosse, raffreddore, mal di testa e mal di gola, febbre, dolori muscolari, diarrea, stanchezza e spossatezza, restano i primi segnali della presenza del coronavirus nelle persone, ma potrebbero essere più forti. E di conseguenza anche i tempi di guarigione più lunghi.

I vaccini restano efficaci contro la variante indiana?

Considerata la situazione di forte emergenza che sta vivendo l’India per le migliaia di vittime che sta facendo registrare la variante indiana, è normale che preoccupi l’efficacia dei vaccini, unica arma per contrastare il Covid-19.

Purtroppo, ad oggi, non è possibile dimostrare una eventuale efficacia dei vaccini disponibili poiché ancora non si hanno prove scientifiche sufficienti per stabilire una possibile resistenza.

Secondo i primi dati da Israele, il vaccino Pfizer è parzialmente efficace contro la variante indiana, e considerato che presenta delle mutazioni già note e contro le quali il vaccino funziona, rende fiduciosi gli esperti. Si sospetta tuttavia una lieve minore efficacia sulla base del fatto che sembra diminuire leggermente la risposta degli anticorpi stimolati dalla vaccinazione, ma non dei linfociti.

Quanto ci dobbiamo preoccupare?

L'OMS considera la variante indiana ancora “di interesse” e non una “variante preoccupante”, e allo stesso modo epidemiologi, esperti e istituzioni condividono l’idea di non terrorizzare l'opinione pubblica per le numerose varianti del Sars-CoV-2.

Il virus muta infatti continuamente, quindi quello che si può continuare a fare è non abbassare la guardia e continuare ad osservare le misure di sicurezza per evitare il contagio.

Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti o valutare alcuni sintomi sospetti puoi chiedere direttamente a Serena su Paginemediche.

 
Ultimo aggiornamento: 29 Aprile 2021
3 minuti di lettura

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