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Onicofagia: il brutto vizio di mangiarsi le unghie

Onicofagia: il brutto vizio di mangiarsi le unghie

L'onicofagia, abitudine comune a molti bambini e adolescenti, è un modo per manifestare il proprio disagio e per scaricare ansia e stress.
In questo articolo:

Che cos'è l'onicofagia

Capita spesso di vedere bambini e adolescenti con le mani in bocca. Il motivo è spesso mangiarsi le unghie. L'onicofagia è un'abitudine deleteria ma molto comune, soprattutto tra i giovanissimi tra i 10 ed i 18 anni, anche se, in alcuni casi, può protrarsi fino all'età adulta.

Questa abitudine, che molti credono un vizio, è in realtà la manifestazione visiva di un disagio sviluppato nell'ambito familiare, che può andare dalla banale nascita di un fratellino o sorellina che sembra assorbire le cure dei genitori ad una situazione più grave come continui litigi, ad esempio, ai quali il bambino è costretto suo malgrado ad assistere. In definitiva, mangiare le unghie è un modo del bambino per far capire a mamma e papà che vuole attenzione.

Perché mangiamo le unghie

L'onicofagia è quindi una maniera per scaricare l'Ansia e lo stress; si manifesta solitamente nei momenti in cui ci si trova in situazioni che mettono a disagio il bambino o lo pongono davanti ad eventi particolarmente stressanti. Solitamente, l'onicofagia si risolve da sé, appena l'evento che l'ha provocata scompare, salvo, magari, riapparire alla prossima situazione stressante.

Ecco perché, in generale, non serve portare il bambino da uno specialista; altro discorso è, invece, se l'abitudine di mangiare le unghie provoca seri danni alle dita, fino a portare il bambino stesso a vergognarsi delle proprie mani. Allora è necessario ricorrere allo psicologo infantile per capire da cosa dipende tutta l'aggressività e l'autolesionismo di questi atti.

Onicofagia: quando bisogna rivolgersi allo specialista

Già, perché, anche se sembra un innocente disturbo, in realtà l'onicofagia altro non è che un atteggiamento autolesionista, un'aggressività che viene rivolta verso se stessi invece di essere rivolta all'esterno. Sebbene molto più innocua, può essere paragonabile ad altri disturbi legati alle sensazioni orali, come il tabagismo, l'alcolismo e la bulimia. Ecco perché, nei casi più gravi, bisogna chiedere l'aiuto dello psicoterapeuta.

E, in definitiva, può essere paragonabile anche al bisogno del bambino di avere dei punti fermi, non a caso legati anch'essi all'oralità, come succhiarsi il pollice o il ciuccio. Questo gesto, infatti, si manifesta per lo più in situazioni stressanti e, se da una parte, dà sfogo all'aggressività repressa, dall'altra è un cantuccio dove rifugiarsi e ritrovare la sicurezza delle cose quotidiane.

Onicofagia: rimedi e consigli

Per affrontare in famiglia la questione è importante non drammatizzare. Rimproverarlo, farlo vergognare, insomma metterlo alle strette serve solo ad aumentare il disagio e ad esasperare la situazione. Neanche servono smalti amari o soluzioni simili che hanno lo scopo di evitare di mettere le dita in bocca, poiché l'impulso è irrefrenabile e non controllabile.

L'unico approccio che possa sortire qualche effetto è parlare con il bambino delle sue ansie, cercandone i motivi; si può inoltre iscrivere il bambino ad uno sport, in modo che la sua aggressività possa sfogarsi in maniera costruttiva e con libertà.

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Ultimo aggiornamento: 19 Giugno 2018
3 minuti di lettura

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